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Spose Bambine: No alla cultura del silenzio

Intervista a Eustache Akoto, Responsabile di Emergenza Sorrisi Benin


Parliamo di spose bambine: quanto è diffuso il fenomeno?

In Benin il fenomeno delle spose bambine è preoccupante. Il tasso di matrimoni precoci tra le ragazze al di sotto dei 18 anni è del 31,7% e dell’8,8% per le ragazze sotto i 15. Si tratta di un fenomeno che troppo spesso viene oscurato da questioni come la rapida crescita della popolazione, l’aumento della percentuale di ragazze adolescenti che interrompono la scuola, la prostituzione minorile e la crescente povertà.


Si tratta di un fenomeno legato all’elevata povertà o di carattere culturale?

Uno studio condotto dal Ministero degli affari sociali è stato in grado di raccogliere informazioni importanti sulla percezione e la pratica dei matrimoni precoci. Sostanzialmente esistono due forme di matrimonio infantile: quelle fortemente influenzate dalle interpretazioni soggettive dei precetti religiosi che perpetuano la norma sociale che raccomanda il matrimonio sin dall’inizio delle prime mestruazioni di una ragazza, e l’altra, condizionata dalla povertà familiare, dai debiti e dalle difficoltà finanziarie che costringono le famiglie a ricorrere a dei meccanismi estremi per sopravvivere.


Ci può raccontare una storia che l’ha particolarmente colpita?

Ho assistito a una storia molto dolorosa. Quella di una ragazza assassinata dai suoi stessi genitori per essersi opposta a un matrimonio forzato. Questa ragazza si era recata da sola in municipio per denunciare i suoi genitori che volevano costringerla a sposarsi. Ha incontrato il primo vicesindaco che in seguito ha convocato i genitori. Alla fine dell’incontro i genitori si sono impegnati, davanti all’autorità, a non obbligare la figlia a sposarsi. Il Primo vicesindaco ha creduto alle parole dei genitori rassicurando la ragazza del fatto che, dopo il suo intervento, i genitori non avrebbero potuto infliggergli alcuna punizione. Tornati a casa i genitori hanno picchiato selvaggiamente la bambina rinchiudendola poi in una buca. La ragazza dopo qualche giorno è stata trovata morta. Dopo la sua morte il primo vicesindaco si è sentito abbattuto e angosciato, colpevolizzandosi per quanto accaduto. Questa è una storia che ci lascia senza parole e perplessi. Sono tantissimi i casi in cui il consenso delle ragazze per il matrimonio non viene richiesto e i genitori ricorrono a punizioni corporali e torture morali per costringere le ragazze a sposarsi.


Quale impatto ha avuto il progetto di sensibilizzazione di Emergenza Sorrisi, e quali sono secondo te i prossimi passi per contribuire al contrasto del fenomeno?

La campagna nazionale di sensibilizzazione “Tolleranza Zero” realizzata da Emergenza Sorrisi può aiutare a rompere la cultura del silenzio che gravita attorno al fenomeno delle spose bambine. Soltanto parlando apertamente del problema è possibile contrastare con forza la banalizzazione della violenza e degli abusi sessuali sui bambini. Per combattere il fenomeno ci sono ancora tanti passi da fare a partire da una promozione del dialogo sociale sulle norme che perpetuano questo tipo di matrimonio. Occorre rafforzare così la capacità della comunità nel prevenire gli abusi e violenze sessuali tipici dei matrimoni precoci. Nei prossimi mesi avvieremo una partnership con le stazioni radio locali per rafforzare l’advocacy sulla protezione dei bambini realizzando trasmissioni settimanali dedicati ai diritti dei bambini e incentrate sulla prevenzione della violenza.


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