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Immagine del redattoreEmergenza Sorrisi

Christian Coppolino: Essere volontario: una scelta precisa

Ha iniziato a fare volontariato da adolescente, spinto dal desiderio di dare agli altri quelle opportunità che la vita ha loro negato. Ecco la testimonianza di Christian Coppolino, infermiere presso l’UOC di Cardiologia Interventistica di Cosenza, ospedale Annunziata e protagonista della nostra ultima missione in Iraq.

Quando è iniziata la tua esperienza di volontario?


Ho cominciato a fare volontariato da adolescente partendo dal mio quartiere, e dopo poco eccomi con lo zaino in spalla a camminare per posti abbandonati dal mondo.

Essere volontario significa fare una scelta precisa: quella di cambiare la vita di altri esseri viventi, in difficoltà, conferendo alla propria vita una dimensione di umanità più reale e più profonda. Con i bambini poi è tutto più facile, perché la naturale propensione a proteggerli ti spinge subito ad avvicinarti e ad ascoltare le loro esigenze.


Che cosa ti ha lasciato l’Iraq?


La cosa che mi ha colpito di più della missione in Iraq è stata la quantità di gente bisognosa di cure mediche e che è disposta a mettersi in fila per giorni interi, pur di trovare la soluzione ad un problema. Sono persone allenate al dono della pazienza: virtuose nell'attesa e nella speranza. A colpirmi sono state le donne, i bambini, gli anziani già provati dalla guerra e dalle sue conseguenze che ci guardavano con sincera riconoscenza.


Come ci si sente tornati da una missione?


Quello che mi succede dopo ogni missione con Emergenza Sorrisi è pensare a quando arriverà la telefonata per quella successiva. Il progetto del dott. Fabio Abenavoli trova compimento nel lavoro di tutti i volontari sanitari: chirurghi, anestesisti e infermieri che mettono a disposizione il proprio tempo sacrificando ferie, famiglia e interessi personali per garantire a migliaia di bambini nel mondo il diritto alla salute e a quelle opportunità che altrimenti non avrebbero.

La missione a Nassiriya è stata all'insegna della tutela di questo popolo, già molto provato da difficili contesti politici e militari, e dei tanti bambini con problemi di malformazioni facciali e traumi fisici da ustioni.


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